#prog italiano
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daisyknife · 4 months ago
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My musical friends!! You are summoned to new cool music!
This album - out today - is the second album by Italian rock songwriter-band Cosimo Bianciardi & Intima PsicoTensione
Do you like prog? Do you like rock? Do you like art-alt-arf-bark-bark-meow-weird? Do you like catchy?
Then THIS is the album for you!
Especially if you understand Italian, the lyrics will take you on a voyage through outer space on board the most powerful ship ever known: human emotion!
And if you don’t, just enjoy the sick riffs, refined pianos and keyboards, the epic bass, out-of-this-world drums and moving vocals!!
If you don’t listen to it, nothing bad will happen, but nothing good either, I’ll tell you that for free (which is also how you can listen to it!)
So what are you waiting for? Make a weird, socially awkward tumblr girl happy and give the band ̶(̶w̶h̶o̶s̶e̶ ̶n̶e̶x̶t̶ ̶a̶l̶b̶u̶m̶ ̶s̶h̶e̶ ̶w̶i̶l̶l̶ ̶h̶e̶l̶p̶ ̶m̶a̶k̶e̶ ̶b̶c̶ ̶s̶h̶e̶’̶s̶ ̶i̶n̶ ̶i̶t̶ ̶n̶o̶w̶)̶ some love!
Please share it with your music loving friends, loved ones and mutuals 🥰🎸
Trust me when I say you will be happy to have new great music to listen to
I am running out of things to say to complete a second colour cycle
This album is amazing I promise, pls pls pls listen to it and like the songs and subscribe to Cosimo and share it as much as you can https://youtube.com/@cosimobianciardi8314?feature=shared
Ok thank you so much bye
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fabrizioorrigo · 6 months ago
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gior-gio · 1 year ago
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https://www.youtube.com/watch?v=s90uVq24_KM
My band just uploaded a few of our demos! This EP is.. alternative hard rock would be a fair way to describe it- I don't know, I just like playing stuff
Give it a try, it's a 15 minutes little voyage with loud stuff, lesser loud stuff, distorted vocals, undistorted vocals, a little groove, a bit of silly-
They're homemade with love and sass.
Have a good one 👂
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spilladabalia · 1 year ago
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Le Orme - Sospesi Nell'Incredibile
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mucillo · 6 months ago
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Ngazzate nire
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Una dei primi gruppi del prog italiano...
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tempi-dispari · 7 months ago
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È Elio e le Storie Tese: il Frank Zappa italiano?
Frank Zappa un mito della musica, Elio e le storie tese, una band che crea musica demenziale. Perché questa differenza? Eppure i due hanno molto, moltissimo in comune. Tuttavia l’Elio nazionale è troppo spesso relegato al ruolo di giullare. Dal mio punto di vista è un errore. Zappa è sempre stato visto come un dissacratore, un elemento di rottura verso il mercato musicale. Una scelta che non gli ha impedito di diventare una vera propria star. Elio e le storie tese non sono da meno. Il problema sta forse nella percezione che si ha dei due gruppi. O, probabilmente, nel fatto che i testi di Zappa non vengono colti perché in inglese risultando più ‘intellettuali’. D’altra parte quelli di EELST, essendo in italiano, sono immediatamente fruibili anche se ciò che rimane impresso è l’aspetto più superficiale. Da tenere bene in considerazione, poi, un altro aspetto. La preparazione dei musicisti. Zappa era un maestro non solo della chitarra ma della composizione. Elio, sul secondo aspetto, non essendo un chitarrista, non è da meno. Quindi resta la domanda: perché non è considerato allo stesso modo di Zappa?
Entrambe sono accomunati da una incredibile capacità di mescolare generi, linguaggi e ironia in maniera dissacrante e geniale. Ma cosa rende davvero questo confronto pertinente?
Questa l’ide di Elio:
‘Quel che è certo è che non ho mai detto che siamo discepoli di Zappa, come si legge da qualche parte. Di espressamente zappiano nel nostro repertorio non c’è molto se non, volendo, lo spirito: certe robe complicate che facevamo all’inizio, con storie che non avevano senso come Cateto o Piattaforma. Di Zappa ho casomai cercato di fare mie alcune lezioni, la principale delle quali potrebbe essere sintetizzata in un principio: il massimo impegno per fare delle cose inutili”.
Un eclettismo musicale senza confini
Frank Zappa è noto per la sua abilità nel fondere rock, jazz, blues, classica e avanguardia, creando opere dal sapore unico e spesso spiazzante. Allo stesso modo, Elio e le Storie Tese (EELST) hanno costruito una carriera decennale mescolando pop, prog, funky, e perfino sigle televisive, senza mai perdere la loro vena ironica e surreale. Basti pensare a brani come La terra dei cachi, che passa con disinvoltura da melodie pop orecchiabili a virtuosismi strumentali degni dei migliori musicisti prog.
Zappa e Elio condividono anche un’attitudine sperimentale che li ha portati a non avere mai paura di osare. Se Zappa poteva passare da un’orchestra sinfonica a una band di rock psichedelico, EELST hanno saputo esplorare territori musicali sempre nuovi, dal rock di Servi della gleba al jazz swing inframezzato al prog di Il vitello dai piedi di balsa.
Ironia e satira: l’arte del dissacrante
Un altro elemento fondamentale che li accomuna è la satira pungente e l’ironia dissacrante. Zappa, attraverso testi spesso grotteschi e provocatori, ha messo alla berlina il sistema americano, il perbenismo e i cliché della società. Elio e le Storie Tese hanno fatto lo stesso in Italia, affrontando temi come il conformismo, la politica e le ipocrisie della cultura popolare.
Brani come Parco Sempione e Complesso del primo maggio sono esempi lampanti di come EELST abbiano saputo usare la musica per riflettere, sempre con il sorriso sulle labbra, su problematiche sociali e culturali. Anche l’utilizzo del dialetto e di giochi di parole è un elemento che li avvicina a Zappa, noto per i suoi testi pieni di riferimenti criptici e doppi sensi.
Il rapporto con il pubblico: tra culto e nicchia
Sia Zappa che EELST hanno sempre goduto di una fama particolare: da un lato, artisti di culto per un pubblico appassionato e fedele; dall’altro, figure difficili da incasellare nei circuiti mainstream. Nonostante il successo commerciale di alcuni brani, come La terra dei cachi al Festival di Sanremo del 1996, EELST sono rimasti fedeli a un’attitudine “indipendente”, molto simile a quella di Zappa, che non ha mai cercato il compromesso con il mercato discografico.
L’importanza dei musicisti: tecnica e virtuosismo
Un’altra analogia significativa riguarda la qualità tecnica dei musicisti. Zappa ha sempre lavorato con artisti di altissimo livello, richiedendo loro una precisione e una versatilità eccezionali. Allo stesso modo, Elio e le Storie Tese sono composti da musicisti straordinari, come Rocco Tanica alle tastiere e Faso al basso, capaci di eseguire brani complessi e pieni di cambi di tempo, di stile e di atmosfera.
Quindi esiste un’eredità condivisa
In definitiva, definire Elio e le Storie Tese come i “Frank Zappa italiani” non è solo una questione di provocazione, ma un riconoscimento di come entrambe le realtà abbiano saputo trasformare la musica in qualcosa di più di un semplice intrattenimento. Hanno creato un mondo sonoro unico, dove l’intelligenza e l’ironia convivono con la tecnica e la creatività più sfrenata.
Se Zappa ha lasciato un segno indelebile nella cultura musicale americana e mondiale, Elio e le Storie Tese hanno fatto lo stesso in Italia, dimostrando che anche la musica “leggera” può essere profonda, intelligente e soprattutto libera.
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jazzandothersounds-blog · 7 months ago
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Birdy, Peter Gabriel
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(English / Español / Italiano)
This is the first soundtrack and sixth album overall by prog rock musician Peter Gabriel, for the movie of the same name, released on 18th March 1985. The album marked Gabriel's first work collaborating with producer Daniel Lanois. It was remastered with most of Gabriel's catalogue in 2002.
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Primera banda sonora y sexto álbum del músico de prog rock Peter Gabriel para la película del mismo nombre, publicada el 18 de marzo de 1985. El álbum supuso el primer trabajo de Gabriel en colaboración con el productor Daniel Lanois. Fue remasterizado con la mayor parte del catálogo de Gabriel en 2002.
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È la prima colonna sonora e il sesto album complessivo del musicista prog rock Peter Gabriel, per il film omonimo, pubblicato il 18 marzo 1985. L'album segna il primo lavoro di Gabriel in collaborazione con il produttore Daniel Lanois. È stato rimasterizzato con la maggior parte del catalogo di Gabriel nel 2002.
Source: Proggers
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saveriopaletta1971 · 9 months ago
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Nuovo cantante italiano e otto nuove grandi canzoni per i padrini britannici del prog, che superano alla grande la tragica scomparsa di David Longdon Le tragedie si superano. O meglio, si vincono. E col recente The Likes Of Us (Inside Out 2024), sedicesimo album di una carriera trentennale, i britannici Big Big Train hanno vinto […]
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gianlucacrugnola · 10 months ago
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Semiramis - Tenda Rossa
Online il video di “Tenda Rossa” dei Semiramis: una cartolina prog dal passato Come primo singolo estratto da “La fine non esiste”, i Semiramis scelgono di mandare una cartolina dal passato: l’immagine del dirigibile Italia svetta imponente al di sopra della “Tenda Rossa”, protagonista del brano.Il pezzo narra la storia del trasvolatore italiano Umberto Nobile, che nel 1928 voleva “cercare…
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daisyknife · 11 months ago
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One of the best bday presents I’ve ever received tbh 🤩
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fabrizioorrigo · 6 months ago
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radiobaixadasantista · 1 year ago
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Innocence Lost lança videoclipe para "When The Light Fades Away" e anuncia show com Shamangra no Rio de Janeiro
Embalados pela repercussão absolutamente positiva para seu recém lançado álbum de estreia, “Oblivion”, a banda carioca Prog/Power Metal, Innocence Lost, disponibilizou um novo videoclipe para promoção do disco, desta vez para a faixa “When The Light Fades Away”, contando com a participação do vocalista italiano Mark Basile, totalizando quatro clipes para as dez faixas do álbum.O lançamento veio…
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micro961 · 1 year ago
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Complesso del Brodo: “SAUDADISÌO”
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Un brano che ci trasporta in un viaggio musicale tra la nostalgia e la speranza
Questo brano ci accoglie a Widecreek con la sua fusione di bossa nova e rock, creando un'atmosfera unica e coinvolgente. La sua melodia ci fa sentire nostalgici di un eden perduto, ma allo stesso tempo ci spinge a desiderare di riviverlo in futuro. Tuttavia, l’eden non è solo un luogo idilliaco; richiama anche una qualche inevitabile violenza traumatica, simboleggiata da un "serpente" o un inganno. È chi riesce ad interiorizzare e consapevolizzare questa "caduta" che può ri-tornare alla propria origine e ri-cercare il paradiso dove esso è più dolce e straziante: dentro ogni persona a noi prossima.
"SAUDADISÌO" è stata sviluppata nel 2022 in collaborazione con Gian Ranieri Bertoncini.
Il Complesso del Brodo è una band cantauto-prog-funk in italiano dell'Alto Vicentino. Ha partecipato ad eventi e saggi dell'Accademia Musicale di Schio (dove nacque nel 2021 come classe di musica d'insieme, tenuta da Gian Ranieri Bertoncini), ha suonato intensamente a livello locale in mostre d'arte della Cooperativa Artistica FALC⦿RECCOOP con la quale collabora. Ha pubblicato il suo primo singolo “Crash X Lina” a Dicembre 2023, ed è presente nella compilation benefica “Gaza Calling” uscita su Bandcamp a Febbraio 2024. Il 19 aprile 2024 esce il nuovo brano “The Informer” seguito il 10 maggio da “SAUDADISÌO”.
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eufoniaradio · 1 year ago
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S24.E48: bo2023: the prog edge
¡Feliz 2024! Happy 2024! First show of best of 2023. Lots of great progressive music. Had to select what fits in 40-42 min. Spotify List includes the rest of albums we consider the best...
Mucha música este año, mucha… ¡Demasiada! Fué difícil seguir el paso. Seleccionamos casi al azar lo que programaríamos en este primer programa de 2024. No tienen ningún orden y fué curioso que -como sí lo percibimos, dominaron los noruegos, agregando aquí italianos y polacos… Interesantísimo. Al final revisaremos si colocamos por tiempo a Overhead (desde Helsinki) o Ring Van Mobius.No hay ningún…
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silviascorcella · 2 years ago
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Zerobarracento: solo capispalla no gender, tutta sostenibilità made in Italy
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A pronunciare la parola “sostenibilità” nella moda ci vuole giusto il tempo di un afflato veloce di voce: a sbandierarla nei canali fashion per raccogliere consensi facili ci vuol solo una rapida dose d’incoscienza. A prendere la parola sostenibilità, ripulirla dalla superficialità della conversazione trendy per arrivare al nocciolo concreto della questione pratica, farla diventare prima materia di studio accurato e lungimirante, poi una realtà imprenditoriale che insieme ai capi d’abbigliamento allaccia una visione per costruire soluzioni virtuose ai problemi del settore tessile, all’ecosistema globale e alla filiera produttiva nazionale: ecco, per questo ci vogliono il giusto tempo per maturare competenze consapevoli, sperimentare le esperienze pratiche e allestire una rete di collaborazioni fondamentali.
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Insieme alla passione che sprona a proseguire su un percorso che si sta costruendo con la fatica e il coraggio propositivo della giovinezza, e alla fiducia nella solidità dei risultati. Questo, infatti, è il percorso che sta costruendo, con determinazione forte e generosa voglia di condivisione, il giovane brand italiano Zerobarracento: o meglio, le persone che innanzitutto il marchio lo vivono e lo muovono, ovvero la fondatrice e designer Camilla Carrara, insieme al suo team.
Prima di conoscere la storia di Zerobarracento, breve perché giovane ma densa di sostanza, è giusto conoscere il significato del nome, che a decodificarlo rivela già gli ingredienti della dichiarazione d’intenti sostenibili: “zero” sono gli sprechi, ridotti all’osso sin dalla produzione fino alla percezione, quindi dai metodi di lavorazione dei materiali alle scelte legate al prodotto e al cliente finale; “cento” è la totalità, quella della sostenibilità che guida l’intera filosofia, quella dell’italianità della filiera produttiva, quella della circolarità del ciclo di vita dei capi che orienta ogni dettaglio delle scelte di progettazione e promozione.
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La storia di Zerobarracento inizia da zero, letteralmente, da quando Camilla Carrara durante la tesi in fashion design al Politecnico di Milano inizia ad esplorare la sostenibilità come conseguenza del suo brillante spirito d’osservazione: “perché mi è sempre piaciuto visitare le aziende tessili, e mi ero resa conto che effettivamente anche le aziende più avanzate, quelle premium, avevano una grande quantità di scarti nella produzione, quindi mi è venuta l’idea di ottimizzare tutto il processo di produzione, sia a livello tessile che di abbigliamento”.
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Perciò prosegue la formazione a Berlino, con un master annuale dedicato alla sostenibilità della moda, ed è qui che scopre il metodo che diventerà il pilastro di Zerobarracento: ovvero, lo Zero Waste, una tecnica di confezione poco usata ma molto virtuosa, che permette di creare una sorta di puzzle con i pezzi che vanno a comporre il capo posizionandoli sul cartamodello in un incastro che copre tutta l’altezza del tessuto, così da non avere sprechi, e risparmiare dal 15% di materia in su. Berlino è la città dove nasce il brand con la prima collezione, supportata proprio da una grande azienda tedesca che opera nell’abbigliamento sostenibile con la tecnica dello zero waste: gli ottimi risultati motivano Camilla a proseguire con le sue forze, e con le forze della filiera italiana, quindi in sinergia con le aziende dei distretti dell’eccellenza tessile, dove la grande qualità e la trasparenza sono valori fondamentali e solidi. E dove grazie a lei oggi entra, spesso per la prima volta, l’innovazione sostenibile del metodo “Zero Waste”: con tutto l’impegno necessario a farne attecchire la portata rivoluzionaria, che mentre aggiorna la tradizione storica fornisce un ampio ventaglio di benefici per il presente e il futuro.
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La nascita di Zerobarracento accadeva nel 2016: oggi nella collezione a/i 2020 c’è condensato tutto il bello e il buono che Camilla ha continuato a costruire e a progettare con la sostenibilità, crescendo con le sinergie, conoscendo con la sperimentazione, approfondendo con la ricerca. Ovvero, concretizzando sempre più nel dettaglio la filosofia dello zero e del cento. Zero sprechi di intenzioni, è per questo che il core business di Zerobarracento è incentrato solo sui capispalla, perché così nel tempo è stato confermato dall’approvazione entusiasta dei clienti, gli stessi che hanno ispirato anche la scelta di non avere gender, inaugurata con questa collezione, dal momento che giacche e cappotti già nati lineari e oversize per donne sono amati e voluti anche dagli uomini, e l’assenza di qualsiasi accessorio -bottoni, cerniere, ganci- fa sì che basti qualche piccola modifica strategica alle chiusure per rendere ogni capo ideale per chiunque.
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Cento per cento italianità, sostenibilità e circolarità: come sempre, anche in questa collezione i capi sono mono-materiali, perché evitare le mischie permette un riciclo più semplice alla fine del ciclo di vita, i tessuti provengono dalla filiera nazionale e sfoggiano tutte le certificazioni necessarie.
Nel dettaglio, due sono i materiali per l’esterno: uno è la lana Re.Verso che viene dal distretto di Prato, dove cinque aziende concorrono a svilupparla, dalla raccolta dei ritagli pre-consumo della sala taglio al sorting ancora effettuato a mano, al processo meccanico che trasforma il tutto in nuova fibra, con la certificazione l.c.a. che riporta nel dettaglio le quantità in termini di risparmio di risorse; l’altro è una lana organica, certificata g.o.t.s., del Lanificio Zignone, del distretto di Biella; infine c’è la fodera, sempre dello stesso punto di blu per essere riconoscibile, sempre realizzata in cupro, fibra proveniente dai linter di cotone, ovvero la peluria che circonda il seme del cotone, delicata come la seta, ma vegana e naturalmente certificata.
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Infine c’è l’ispirazione artistica, che s’incastona dentro tanta virtuosa razionalità a portare la suggestione di nomi come Burri e Fontana, maestri dell’alchimia tra la profondità del pensiero e la ricerca vigorosa degli effetti sorprendenti che la manipolazione della materia può riservare al tatto, e da lì all’occhio e al desiderio: sono loro a supportare la ricerca costante ed essenziale dei tessuti. La materia prima: da cui tutto inizia e a cui tutto torna, mentre nel mezzo si trasforma, e, si spera, trasformi anche il pensiero dei produttori e dei consumatori che oggi più che mai sono invitati a riflettere sulle proprie scelte, e su quelle che si riveleranno le migliori da compiere. Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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hldrmusicametria · 2 years ago
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Review de Flying Shark
Um lançamento que havia passado despercebido por mim mais cedo no ano foi Flying Shark, da banda eurobrasileira The Grombbles. O grupo, que se juntou inicialmente no fim da década de 70, mas passou por um longuíssimo hiato, e cujos únicos lançamentos até então haviam sido curtos EPs, finalmente lança seu disco de estreia, quase 50 anos após sua formação inicial. Apesar de uma discografia curta, as performances ao vivo intensas mantiveram o perfil da banda bem proeminente em círculos musicais mais experimentais, especialmente por ter membros do Funhauser e Fefo Falleiros na formação, quase como a relação do Camberwell Now com This Heat. A banda fez parte de um movimento/gênero de curta duração chamado Pizza Rock, que trazia uma veia satírica ao Rock In Opposition, e apresentava ideias puxadas de música eletroacústica e dos princípios da música eletrônica, mas acabou abandonando o movimento quando este começou a tomar uma forma mais séria em 1981, especialmente considerando bandas como Like May e Postpartum, que em 1982 já haviam abandonado completamente a veia satírica para focar em estudos intensos de marxismo italiano e o pensamento de Mao Zedong.
O disco te introduz às suas experimentações musicais logo de cara. É impressionante que músicos que a essa altura do campeonato têm mais de setenta anos consigam parecer tão jovens em sua ousadia musical. Apesar de seu estilo emprestar muito do Rock Progressivo (especialmente da onda do Rock In Opposition), o uso de drones de sintetizador analógico também mostram uma certa influência de Space Age Pop e do futurismo do fim dos anos 60, de forma bem irônica e ácida, quase como uma faixa do Frank Zappa, ou They Might Be Giants. Só essa introdução já serviria o suficiente, mas as faixas seguintes introduzem elementos de Trip Hop, samples equivalentes aos encontrados em faixas de rap, uso de colagens sonoras e soundscapes industriais junto de passagens de folk, mas tudo sublinhado por guitarras, bateria e baixo, continuando as ideias de Prog Experimental, mas de uma maneira que desconstrói os tropos de bandas como Black Midi e Henry Cow.
Não obstante, os temas das faixas, apesar de questionáveis (com uma forte veia "anti-lacração", e com algumas referências de caráter duvidoso a teorias da conspiração), são explorados com uma lírica incisiva e poética (que acabam se perdendo para mim, já que o disco puxa umas ideias da caixa do Manu Chao e usa pelo menos duas línguas inteligíveis, junto com um pouco de bobagens sem sentido), que dá ao disco, apesar de seu caráter satírico e humorístico, uma complexidade maior. Um momento de destaque é It's Over, Jessica, em que a banda traz um mote quase de espelho, com a primeira parte da faixa trazendo a frase "Drone over me, sweet baby Jessica/I'll hang under you", que na segunda metade é referenciada no trecho "Te dá la gana, no quiero/Huye de mí, mirote de arriba". A faixa encerra no mantra "Huye, soy tu bruma", que muda todo o tom cômico do disco a um terror assombroso.
Mesmo com sua ousadia, é importante notar alguns aspectos negativos gritantes do disco, o principal sendo a inconsistência. Apesar das faixas trazerem uma variedade interessante de sons, esses sons nem sempre se combinam, com passagens de folk em uma faixa sendo cortadas por um industrial psicodélico na faixa seguinte, sem nenhum tipo de sequenciamento lógico. Para além disso, a banda se perde em algumas das experimentações, criando algumas experiências tediosas ou totalmente incongruentes. Apesar de sua influência no passado, é possível ver porque algumas dessas ideias não haviam sido executadas em estúdio, é quase impossível pensar em uma única gravadora que conseguiria fazer um marketing minimamente lógico desse disco.
No fim de tudo, o disco é uma aventura intrigante, mas que ocasionalmente deixa a desejar devido à sua inconsistência e tendências líricas duvidosas.
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